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Olive oil in Paciano

La notte è calata e la pioggia, che ha subito iniziato a cadere fine sul nostro viaggio di 120 chilometri a nord di Roma, si è fatta incessante quando siamo arrivati a Paciano. Usciamo dal nostro furgone e attraversiamo i pochi metri di scura campagna che ci separano dal santuario Il Campodonico, una fattoria trasformata in due affascinanti appartamenti turistici, in uno dei quali un’ampia tavola imbandita aspettava il nostro arrivo. È bastato un attimo prima che il vino iniziasse a scorrere e che i piatti vuoti venissero riempiti di pasta fresca che, come usa in Italia, è solamente la prima di innumerevoli portate che ci hanno portato, alla fine, a una sazia resa collettiva…

Non appena sembrava che la combinazione del vino, dei carboidrati e del jet lag incanalasse la serata verso una conclusione rilassata, la porta si apre per far entrare un inglese fradicio di pioggia con una bottiglia di plastica in mano. La vista dell’inglese e della bottiglia ci ha strappato un urlo di riconoscenza, benvenuto e trepidazione. Tra i motivi che ci hanno portato a Paciano ci sono entrambi. L’inglese è George Holt e la bottiglia che ha in mano contiene il primo olio nuovo della stagione…

Leggi tutto l’articolo di Kieran Mulvaney