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Storia & Storie

Amelia, piccola perla dell’Umbria

Luoghi
Autore: Bertazzoni, Rita

È una delle cittadine più antiche dell’Umbria e d’Italia, con un centro storico perfettamente conservato, ricco di testimonianze del passato, tra chiese medievali, palazzi rinascimentali e tracciati di strade preromane che affiorano nel sottosuolo.

E poi, un articolato sistema di cisterne romane, opere di alta ingegneria idraulica, con ambienti comunicanti che formano una sorta di seconda città sotterranea. Ovunque affiorano reperti archeologici di valore inestimabile, raccolti in un museo che vanta un ritrovamento eccezionale: la statua bronzea del Germanico.

Arroccata su un colle roccioso, alle cui pendici si estendono distese di lecci ed uliveti interrotti dal serpenteggiare del fiume Tevere, e racchiusa da possenti mura, Amelia è circondata da un paesaggio incantevole: dolci colline pettinate a vigne, da cui proviene una famosa Doc, e punteggiate di ulivi di antiche cultivar locali che ogni anno danno un rinomato extravergine d’oliva Dop Umbria.

Fra queste, la varietà autoctona ‘raio’ che esiste solo ad Amelia e dintorni e che è oggetto di un progetto di valorizzazione, realizzato in collaborazione con il Cnr di Perugia, per creare una Dop di eccellente qualità, con caratteristiche organolettiche e procedure di produzione uniche e innovative.

Ma la bellezza dell’Amerino è fatta anche di boschi, laghi e montagne da esplorare grazie a numerosi sentieri segnalati che portano a scoprire scorci inaspettati, dove non arriva il turismo di massa.

Amelia fa parte di quei borghi dell’Italia minore che va riscoperta per la preziosità dei posti, la cordiale ospitalità, la ricchezza delle tradizioni enogastronomiche. La bella cittadina rappresenta, inoltre, il punto di partenza ideale per scoprire il territorio umbro e perdersi tra i suoi tesori. A breve distanza, le città più note di Narni, Terni, Spoleto e Orvieto.

Una pietra delle mura poligonali di Amelia con 14 lati

LE MURA La storia di Amelia si perde nella notte dei tempi e il borgo è un concentrato di tesori del passato. Colpiscono, per maestosità ed estensione, le imponenti Mura Poligonali (VI e IV sec. a.C.) che cingono, unitamente a quelle tardo romane e medievali, il vasto centro storico.

Alte fino a 10 metri e larghe 3,50 m, sono formate da massi perfettamente incastrati tra loro senza l’ausilio di malta cementizia. Sei sono le porte di accesso alla città, fra cui Porta Romana (III sec. a.C.) che ne rappresenta l’ingresso principale.

Accanto alla cinta principale, nella parte più alta dell’acropoli si trova un’altra cinta muraria più antica, detta “megalitica” (VIII-VII secolo a.C.), composta da soli blocchi irregolari, non levigati, orditi in maniera primitiva.

LA CITTÀ SOTTERRANEA Oltre alle antichissime mura, non si devono perdere le cisterne romane che testimoniano l’importanza di Amelia durante l’impero dei Cesari.

Un insieme di cavità sotterranee che i Romani utilizzavano come via di fuga dalla città, come deposito o per la progettazione di impianti fognari e idraulici. Di particolare interesse è la Cisterna situata in piazza Matteotti che risale al I secolo a.C.

Quest’opera di alta ingegneria idraulica, oggetto di restauro negli anni ’90, ha una capacità di oltre 4.300 m³ ed è costituita da dieci ambienti contigui e comunicanti. Nella prima sala, considerata la più importante poiché è l’unica a conservare inalterate le sue peculiarità architettoniche, è possibile osservare un campione di pavimentazione in cotto, bollato con la dicitura latina così tradotta: “Officina di Tiberio e Caio Attilio Fortunato”.

Ma ad Amelia sono presenti anche altre cisterne di minori dimensioni all’interno dei palazzi del centro, edificate nel momento in cui l’antico borgo umbro divenne municipio romano (visita il sito di Amelia sotterranea qui).

Palazzo Farrattini

FRA VICOLI E PALAZZI Passeggiando fra le vie del centro storico colpiscono i numerosi palazzi gentilizi rinascimentali, fra cui Palazzo Farrattini, importante opera di Antonio da Sangallo il Giovane, studio preparatorio per il più famoso Palazzo Farnese a Roma.

Ha affreschi di notevole fattura come quelli che si ammirano a Palazzo Petrignani dove si contempla una splendida sala dello zodiaco.

Altrettanto belli i saloni affrescati di Palazzo Venturelli. In città merita una visita anche il teatro settecentesco, interamente in legno e con meccanismi originali tuttora perfettamente funzionanti. All’interno sono stati girati numerosi celebri film, tra cui “Le avventure di Pinocchio” di Comencini e il “Marchese del Grillo” interpretato da Alberto Sordi.

Proseguendo la passeggiata per i vicoli, si giunge fino in cima al paese dove si trova la Torre dodecagonale risalente all’anno Mille e l’adiacente Cattedrale dedicata a Santa Fermina, Patrona di Amelia. Al suo interno sono custoditi stendardi sottratti ai turchi durante la battaglia di Lepanto (1571).

Notevole è la cappella del SS. Sacramento (sec. XVI) in forma ottagonale che conserva una tavola attribuita a Taddeo Zuccari e i monumenti marmorei dei Vescovi Bartolomeo e Baldo Farrattini.

In stile rinascimentale è il fonte battesimale con una piccola statua in marmo di S. Giovanni Battista riferibile forse alla scuola del Donatello. Di fronte al duomo, l’incantevole paesaggio offerto dal Belvedere.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO  La città vanta un notevole Museo Archeologico con le testimonianze dell’antichissimo centro umbro di “Ameria”, dalle sue origini preromane fino all’Alto Medioevo.

È ambientato a Palazzo Boccarini, in origine convento francescano del XIII-XIV secolo con chiostro a doppio loggiato in forme rinascimentali del XVI secolo, ed è organizzato tematicamente su tre piani. Si tratta di una collezione museale tra le più importanti della Regione.

Necropoli preromana

Il percorso inizia al piano terra con una sezione dedicata al ritrovamento di una necropoli preromana, riemersa quindici anni fa durante i lavori di demolizione di un edificio adibito a consorzio agrario.

Sono esposte numerose suppellettili appartenenti alle antiche genti che popolavano la città di Amelia, oggetti della vita quotidiana come orecchini, anelli, lucerne, caraffe, specchi, pinzette e pettini per sopracciglia.

Si prosegue con la conoscenza del territorio dal punto di vista geologico, morfologico e storico e la descrizione dei più antichi insediamenti umani fino alla nascita della città. La storia di Amelia viene descritta dall’età arcaica all’ellenismo, fino alla romanizzazione, dal IV secolo a.C. al III secolo a.C.

IL GERMANICO Al primo piano una vasta raccolta archeologica descrive la città di Roscio Amerino, la sua organizzazione, tipica dei municipi romani, la struttura sociale, l’economia basata su una produzione artigianale di pregio.

In esposizione, sculture, rilievi, are ed elementi d’arredo, bolli e iscrizioni, cippi funerari, sarcofagi, parti di statue e ritratti. Ma il pezzo più prezioso dell’intera raccolta museale è certamente la statua bronzea di Germanico, a cui è dedicata un’intera stanza.

Fotografia della scoperta di Germanico

Pregevole opera del primo secolo dopo Cristo, ritrovata nel 1963 ad Amelia durante lavori di scavo, è tornata all’antico splendore dopo un lungo restauro.

La scultura, di oltre due metri di altezza, è di eccezionale bellezza artistica e rappresenta un unicum, poiché sono molto rare le statue di bronzo di epoca romana giunte ai nostri giorni.

La statua raffigura il generale romano Nerone Claudio Druso, detto “Germanico”, nato a Roma nel 15 a.C. sotto il regno dell’imperatore Augusto. Era figlio del condottiero Druso Maggiore, fratello del futuro imperatore Tiberio.

Il condottiero è rappresentato in veste trionfale come generale vittorioso e di particolare pregio artistico è la decorazione della sua corazza, ricca di elementi simbolici, in cui viene rappresentata la scena dell’agguato di Achille a Troilo.

La visita al museo prosegue al secondo piano dove si trova la pinacoteca con opere provenienti da chiese e palazzi locali, tra le quali la tavola di Sant’Antonio Abate (1475), capolavoro di Pier Matteo d’Amelia, e il “Cristo crocifisso tra i santi Firmina e Olimpiade” (1557), opera di Livio Agresti.

IL CONVENTO FUORI PORTA A circa 4 km dal centro storico, immerso nella natura dei colli amerini, è il Convento della Santissima Annunziata, edificato nel XIV sec. su un preesistente eremo.

L’edificio, abitato dai Frati Minori Francescani, sfoggia un chiostro rinascimentale e al suo interno è possibile ammirare un’Annunciazione di Domenico Bruschi (1890), autore degli affreschi della “Cappella del Transito” nel santuario della Porziuncola.

Un’attrattiva di grande interesse artistico è anche il presepe permanente in gesso del celebre presepista spagnolo Juan Marì Oliva, insieme al Planetario che riproduce alcuni fenomeni astronomici. Alla portineria del convento è sempre aperta una piccola erboristeria che vende tisane e prodotti delle api.

Convento della Santissima Annunziata

È immerso nella natura, nel silenzio di un bosco, anche il Convento di San Giacomo dei Cappuccini, già ospizio per i pellegrini e gli ammalati (1156), poi dimora delle “Monache di San Magno” nel sec. XVI.

Recentemente ampliato e ristrutturato, ospita pellegrini e turisti desiderosi di ritemprare lo spirito. Nella chiesa annessa si ammirano una bella tela attribuita al Piazza, raffigurante “La Madonna con Santi”, un notevole crocifisso ligneo posto nel coro e un pregiato quadro de “L’Ultima cena” collocato nel refettorio.

Nei dintorni altri minuscoli borghi tutti da visitare. Come il Castello di Alviamo e il borgo di Lugnano in Teverina con una gemma del romanico: la Collegiata di Santa Maria Assunta. Costruita tradizionalmente sul luogo di una precedente chiesa voluta da Desiderio, re dei Longobardi, la chiesa attuale viene fatta risalire agli anni tra l’XI e l’inizio del XII secolo.

Stupisce, per grazia, il portico della facciata, sostenuto da quattro colonne e due semicolonne laterali, sopra le quali sono inseriti i bassorilievi raffiguranti i simboli degli evangelisti. La parte superiore della facciata, a doppio spiovente, è riccamente decorata da un grande rosone affiancato da due grifoni. L’interno è a tre navate con un presbiterio rialzato sulla cripta, divisa in navatelle da quattro file di colonne con capitelli corinzi.

Lugnano in Teverina

IL PAESAGGIO NATURALE Il comprensorio dell’Amerino è caratterizzato da un armonioso susseguirsi di paesaggi come tableaux naturali. Ampie vallate e colline coltivate a oliveti e vigneti e montagne ricche di castagni, querce, farnie, carpini, aceri, rovelle e cerri.

Ponte sul Rio Grande, Amelia

Un’area di eccezionale valore ambientale riconosciuta a livello europeo. Nella parte sud della dorsale dei Monti Amerini, infatti, si trova una delle più vaste ed integre macchie mediterranee dell’Italia centrale: la più estesa lecceta dell’Umbria.

A pochi chilometri da Amelia, ai piedi del colle su cui sorge il centro storico, il torrente del Rio Grande, grazie ad una diga duecentesca, forma un bacino artificiale conosciuto come Lago Vecchio. Questo incantevole laghetto, che un tempo serviva per alimentare i mulini a vento, è circondato da boschi ed è raggiungibile su una pista ciclopedonale.

Sulle rive si possono noleggiare piccole barche per escursioni sull’acqua e osservare animali acquatici come anatre selvatiche e aironi di passaggio. Sul ramo sinistro del torrente ci sono la spiaggia e l’area attrezzata per il picnic. Da qui partono anche sentieri che permettono di immergersi nella natura del luogo, visitare la vecchia diga medioevale della Para e fare attività sportiva.

In altre zone, il Rio Grande ha creato spettacolari architetture naturali con pareti rocciose a strapiombo, come quella dello Scoglio dell’Aquilone che si erge a picco sul torrente.

Altrettanto suggestivo è il parco la Cavallerizza, immerso in un lecceto con area per pic-nic e attività all’aria aperta. Nella vicina pineta vi è pure un maneggio e una pista per Monte S. Salvatore sulla cui sommità vi è l’omonima chiesa.

cascata del fiume Rio Grande presso Amelia

Vale la pena di raggiungerla se si vuole godere di un superbo panorama sui colli. Un altro percorso è quello che da Melezzole arriva alla cima del monte Croce di Serra, a circa 1000 m di altitudine, con un panorama mozzafiato che abbraccia i Sibillini a est ed i Cimini a sud ovest, fino a toccare i piccoli centri storici appollaiati a mezza costa intorno agli Amerini.

Da lassù, in una giornata limpida, di quelle che si possono incontrare proprio in febbraio, appariranno in tutto il loro splendore le cime innevate del Vettore e del Terminillo, il colle di Todi, di Amelia e la rupe di Orvieto, e, se si è particolarmente fortunati, anche un piccolo lembo del Tirreno.

Altri luoghi naturali da esplorare sono il Parco Mattia a Porchiano del Monte, un’oasi di pace tra lecci e attrezzature sportive, per gli amanti delle attività all’aria aperta, e il Parco S. Silvestro a Fornole. Per chi vuole provare l’esperienza dello speleologo, nel territorio di Macchie si trova la “Grotta delle Fate”, un’immensa voragine di origine carsica.

Rita Bertazzoni