Unica Umbria

Storia & Storie

Le rimatrici del Trasimeno

Diario di viaggio
Autore: Bracci, Barbara

Se il Trasimeno è per sua natura maschio, l’acqua e la leggendaria ninfa Agilla, simbolo di seduzione, sono indiscutibili espressioni di femminilità, così come lo è la poesia.

Assunta Pieralli

E femmine, donne, furono anche alcune tra le penne poetiche che cantarono il lago, i suoi contorni, la sua magia. Assunta Pieralli nel suo poemetto di oltre millesettecento versi datato 1890, “Il lago Trasimeno”, parlò di una storia d’amore ambientata proprio al lago, quella tra i giovani Baldo ed Ermelinda, che tanto ricorda la celebre passione tra “Agille, ninfa dello stagno” e il “caro garzonetto” e che ci conduce in un viaggio in versi verso “l’amena isoletta” (Isola Maggiore, n.d.r.) e la “penisola sull’onde”, Castiglione del Lago, dominato dalla sua rocca medievale.

La Pieralli, apprezzata poetessa, come si apprende dalle note biografiche di apertura alla sua silloge Poesie, ricevette, nel settembre del 1846, una lettera da Spoleto, inviatale dal dottor Gioacchino Pompili, il quale, insieme ai complimenti per i suoi versi, le inoltrò un invito a scrivere un sonetto dedicato a Pio IX e al Pontificato, al fine di esporre al pontefice speranze e necessità.

Proprio nel libro della Pieralli, risalente al 1890, si legge “A Pio IX – Omaggio della terra di Passignano” (1846), poesia che, suggerita probabilmente dal suddetto invito, ci presenta una visione, certo figurata ma comunque realistica, di pace lacustre:

«Di viva luce l’aria sfavilla,
E la cerulea onda ne brilla,
Che specchio al fulgido segno di pace
Immobil giace».

Maria Alinda Bonacci Brunamonti

E fu l’amore, nella sua accezione più ampia (da quello per la natura, a quello per la terra d’origine, mai rinnegato, nonostante le difficoltà, dai fedeli pescatori), ma anche l’operosità degli stessi uomini di lago, a ispirare alcune delle poesie di Maria Alinda Bonacci Brunamonti, nata in Via dei Priori nel 1841 (come ricorda la targa a lei dedicata posta nella via) e amante della sua Umbria, e del suo gioiello d’acqua.

«Tre perle chiude in sen questa conchiglia
Di lago: la Polvese, l’Isoletta
E la Maggiore; e sono una famiglia
Di tre fanciulle che le nozze aspetta»
(dal sonetto n. XLVI della raccolta Flora)

Della Bonacci, oltre a un edificio in corso Matteotti a Bevagna, vecchia proprietà della poetessa e del nobile Pietro Brunamonti e ora sede di un albergo, e oltre al monumento funebre presso il cimitero civico di Perugia, restano soprattutto gli immortali versi risorgimentali, alcuni dei quali, come si è detto, ispirati al Trasimeno, tanto che nella “cilestrina onda del Lago” potrebbe sembrare di scorgere, nella continuità vitale che solo la poesia sa dare, la sua “sorrisa imago”.

Fu ancora il lago Trasimeno a fare da cornice al noto amore, dal risvolto drammatico, tra la poetessa di origini armene Vittoria Aganoor e il deputato perugino Guido Pompilj: dalla villa padronale di Monte del Lago, di proprietà del marito (in cui è presente anche il cosiddetto terrazzo “della poetessa”), la Aganoor ebbe modo di godere di una vista incantevole sul lago, e di tradurre emozioni e sensazioni del momento in appassionati versi, contenuti nelle Nuove liriche, raccolta edita nel 1908 e dedicata all’amato Guido.

Monte del Lago

Come ricorda Luigi Grilli nell’introduzione alle “Poesie complete” così la Aganoor descriveva a un’amica la residenza e il soggiorno a Monte del Lago:

«La nostra casa è dinanzi al Trasimeno, tutta circondata da colline folte, e sul lago tre isolette di sogno, verdi verdi, sdraiate come in abbandono d’estasi sul loro lago. Facciamo lunghe passeggiate nella freschezza della sera, sotto la prima luna bianca, e torniamo a casa in barca, tacendo, tenuti dall’incanto della bellezza attorniante e dell’ora. Ieri visitammo un podere di mio marito, che io amo molto per un grande fantasma di vecchio maniero che vi è incluso […]».

L’allusione è al Castello di Zocco, posto tra Monte del Lago e San Feliciano in posizione panoramica, a cui la poetessa dedicò una delle sue composizioni. La poesia “Trasimeno”, come spiega Publio Trento Bartoccioni, fu invece letta da Vittoria Aganoor a Roma, nella grande sala del Collegio Romano, con un trasporto tale da far nascere nei presenti il desiderio di ammirare le meraviglie del lago.

Isola Maggiore, foto aerea di Paolo Ficola

Il Trasimeno sembra essere grato alla poetessa, a cui è intitolato, tra l’altro, il lungolago di Passignano nonché un ormai noto premio letterario: proprio durante l’ultima cerimonia di premiazione del concorso, tenutasi a Villa Schnabl, l’attrice e cantante Serena Autieri, ospite della manifestazione, ha espresso il desiderio di realizzare una fiction sull’intenso e tragico amore tra la poetessa e il deputato.

Un ultimo tuffo nel passato, e nel lago della poesia, ci conduce, grazie alle indicazioni di Publio Trento Bartoccioni (contenute nel suo libro “Il Trasimeno e la poesia”), a Carolina Montesperelli Bonucci, autrice perugina della raccolta “Piccole foglie sparse”, vissuta a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento e amante del Trasimeno, luogo in cui «al cuore/ venner le rime».

Rime di sogno, evasione e incanto che consacrano ancora una volta il lago come tempio di pace e ispirazione, il quale, in risposta alla sanguinosa battaglia punica combattuta lungo le sue rive nel 217 a.C., ha poi restituito, nel tempo, il nobile messaggio della poesia.

Barbara Bracci