Il Cantico del vino
L’ombelico di Perugia è la sua duecentesca Fontana Maggiore, uno dei monumenti più belli della città, capace di segnarne il profilo e rappresentarne l’essenza. Nata per celebrare l’arrivo dell’acqua nella zona più alta dell’acropoli, vede rappresentati, nella vasca inferiore, i mesi dell’anno e le scene della tradizione agraria. A dimostrazione di quanta rilevanza avesse già allora, al vino sono dedicate due piastrelle, quella di settembre, con la vendemmia e la pigiatura del mosto, e quella di ottobre, dove si costruiscono e si riempiono le botti.
Un legame antico e forte, quasi una benedizione laica che dalle mura raggiunge i campi, le valli e soprattutto i colli; ornati, oggi come ieri, dalle generose viti. Braccia lunghe e premurose, che si distendono verso Marsciano, lungo i colli che portano nel nome il richiamo all’Urbe, da una parte, e verso le meraviglie, spiri- tuali eppure profondamente umane di Assisi, dall’altra.
Lungo questa via ecco Torgiano, una delle capitali, per fama e tradizione, del vino umbro. Qui tutto rimanda a Bacco, tanto che è difficile pensare altrove il celeberrimo Museo del Vino, pensato, realizzato e, oggi, custodito dalla famiglia Lungarotti, attraverso l’omonima Fondazione, capace di irradiare nel mondo la cultura millenaria di questo nettare magico.
In quanto a bellezza non teme confronti Spello, mentre Cannara segna uno spartiacque storico e linguistico che pare rispecchiare quello del vino.
Un mosaico complesso, mutevole, sfaccettato, che varia di colle in colle e di borgo in borgo.
Impossibile riassumerlo o sintetizzarlo troppo, affascinante comporlo a proprio gusto, seguendone i sentieri, col piacere di perdersi e ritrovarsi, lungo il corso dei suoi grandi vini.
Antonio Boco, L’Umbria nel bicchiere