Unica Umbria

Storia & Storie

Bevagnizzazione cercasi

Diario di viaggio, Luoghi
Autore: Ponti, Antonio Carlo

Ho dedicato al mio paese un libro (Bevagna Città d’Arte, Perugia, Effe Fabbri, 2011), dunque al di là dell’affetto “patriottico”, in me insiste pure l’amore “scientifico”, un po’ come le affinità elettive di goethiana memoria. Anche la chimica ha la sua parte nel cimento o nel gioco dei sentimenti.

Bevagna

Uno dei miei crucci, lieve come un soffio ma pertinace, lo provo quando alla domanda: “Dov’è nato?” devo rispondere – pena il falso – “A Roma”. Ma subito dopo preciso: “Da genitori umbri di Bevagna da almeno cinque secoli”. Senza quarti di nobiltà, se mai di fedeltà alle radici.

Allora, come si fa a redigere un condensato di una passione? Volerebbero pagine e pagine. Mi ci provo ugualmente; raccontando prima di tutto che Bevagna, città dei fiumi, sita nella verde Valle spoletana, è la Mevania di Properzio, che ne scrive nella prima Elegia del quarto libro: «L’Umbria antica ti ha dato da antenati famosi/ … dove in piano declive è Mevania nebbiosa, umida, e l’umbro/ lago s’intiepidisce per estive correnti,/ dove sale e si erge lungo l’altura il muro/ di Assisi, il muro reso illustre dal tuo ingegno».

Insomma, il grande poeta di provincia male integrato nella Roma dei Cesari – una sorta di extracomunitario – ci dice che è umbro e ne è fiero, che nacque fra Assisi e Bevagna da famiglia equestre finita in miseria e che l’Umbria andrà fiera della sua meravigliosa poesia. Io, dal mio cantuccio, ho scritto poesie nel suo dialetto, e in dialetto Bevagna si dice Beagne.

Come seconda informazione, è d’obbligo asserire che Bevagna– fra centro e periferia toccata da ben cinque fiumi: Topino, Clitunno, Teverone, Timia, Attone – possiede, questo il verbo giusto, senza tema di smentite, «la più bella delle piazze minori d’Italia», come sosteneva Bernard Berenson secondo la testimonianza da me raccolta della scrittrice e attrice bevanate Elsa De’ Giorgi.

Piazza di Bevagna

Ho scritto in altra sede che la piazza di Bevagna, il cuore e l’anima della cittadina, lo snodo e il perno della sua urbanistica, è un nido di asimmetrie divine, di disarmonie spontanee, dove in pochi metri si assembrano tre chiese una diversa dall’altra, colorate di perla e di grigio, di travertino e di marmo così antico che non reca più venature della natura ma ferite inferte dal  tempo che è, come diceva Marguerite Yourcenar, un grande scultore.

Ma qui, in questa piazza sghemba, asseverata dalla scalea del Palazzo dei Consoli dentro cui alita il fascino fin de siècle del Teatro Francesco Torti – letterato e mecenate illustre –, la storia si sposa con l’architettura di Binello e Rodolfo, architetti non laureati che firmarono nella pietra la loro opera imperitura, le bellissime chiese di San Silvestro e San Michele.

Altre chiese, altri ponti, un cimitero bellissimo, sacre rappresentazioni pasquali, vicoli ombrosi e giardini arcadici, ristoranti e alberghi deliziosi, vino e olio sublimi, insaccati e porchetta al top, palazzi ben messi, una pinacoteca e un museo archeologico solenni e accoglienti, una banda musicale con centocinquanta anni sulle spalle e giovane: Bevagna è tutto questo, come si conviene a una civiltà retta nei secoli con Statuti innovativi, dal Medioevo, e a una comunità dove vigono correttezza e allegria, senso comune e passione.

Mercato delle Gaite, Gaita San Pietro

E con ciò si giunge a quella colorita, chiassosa, potente, affascinante kermesse che risponde al nome di Mercato delle Gaite, ossia la ricostruzione fedele di un secolo di passato, dalla metà del Duecento alla metà del Trecento, recitata alla fine di giugno da quasi vent’anni in opere, costumi, cucina, gara sortiva, mercati rionali, botteghe di artigianato (carta bambagina, cuoi, cereria, seteria, erbe officinali,  tintoria, ferro battuto, eccetera), vaste cene all’aperto delle piazzette e dei vicoli, in una festosa e fastosa avventura svolta con entusiasmo e irruente agonismo dai quattro quartieri, detti, dal longobardo, gaite in cui è divisa, secondo norme statutarie, la città: San Giovanni, San Giorgio, San Pietro, Santa Maria.

Alla gaita vincitrice di quattro prove (tiro con l’arco, gastronomia, mercato, mestiere) va un palio dipinto da un artista di vaglia. Negli ultimi anni si sono generosamente avvicendati Bruno Ceccobelli, Stefano di Stasio, Gianni Dessì, a dimostrare che Bevagna, l’antichissimo municipium romano di Mevania, suscita emozioni profonde ancora oggi, in tempi calamitosi che ci si augura possano trasformarsi, lo diciamo senza ironia, in radiose giornate. Non a caso l’illustre sociologo Giuseppe de Rita ha coniato il termine bevagnizzazione come sinonimo di misura umana e pacifica della vita, dove perfino la parola guerra è bandita, non soltanto nel parlare ma nel sentire comune.

Antonio Carlo Ponti