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Storia & Storie

Il paese del teatro più piccolo del mondo

Luoghi
Autore: Ferrini, Enzo

Sui campi lungo il Tevere, ancora gonfio per le abbondanti piogge di questo inverno, il grano spunta vigoroso dal fango. La strada sale tra i vigneti, con i tralci ancora nudi, e tra gli ulivi le cui fronde luccicano al pallido sole di una mite giornata di fine gennaio.

Monte Castello di Vibio

L’erba verde dei prati quasi preme contro le austere pietre squadrate delle possenti mura del castrum medioevale. Siamo a Monte Castello di Vibio, sulla sommità di un colle, a 422 metri di altezza, poco più di 1.600 abitanti.

L’orizzonte, a 360 gradi, spazia dalle montagne innevate anche di Abruzzo e Lazio fino ai profili più dolci delle verdi colline umbre, punteggiate di antichi borghi. Di fronte, come sdraiata su un altro colle, la nemica di sempre, la potente Todi, che in una delle tante guerre distrusse, per poi ricostruirle, quelle mura oggi assediate dall’erba nuova dopo un piovoso gennaio.

Dentro quella ancora possente cinta muraria, con le torri che sono diventate case, ci si può perdere in  uno dei “Borghi più belli d’ Italia”,  tra stretti vicoli, scale, austeri edifici medioevali, palazzi nobili e chiese. Angusti passaggi tra muri di pietra che sfociano in piazze, quasi terrazze che dominano le valli, con ripide scalinate che scendono verso quelle mura che raccolgono un borgo la cui pianta ha la forma di un cuore.

E nel cuore di questo cuore si trova un gioiello, l’ottocentesco Teatro della Concordia, definito “il più piccolo del mondo”. Appena 99 posti, con due ordini di palchi interamente in legno, sorretti da colonne lignee dipinte e finto marmo bianco venato. Tutto affrescato e perfettamente funzionante con una sua stagione teatrale e tanti altri appuntamenti. La storia racconta che nel 1945 sul suo palcoscenico salì anche l’allora giovanissima Gina Lollobrigida.

La sala del Teatro della Concordia

Nel 1568 Cipriano Piccolpasso, architetto e pittore, soggiornando a Todi e Monte Castello di Vibio, sosteneva che qui si viveva la vita ideale, la migliore che ci fosse perché l’aria era pulita e salubre e che qui la gente viveva «anco cento anni e più» e che gli «hommini di 80 anni paiono averne appena 35».

Forse sugli ancora giovanissimi ottantenni l’artista avrà un po’ esagerato ma più recentemente, negli anni Sessanta del secolo scorso, l’antropologa americana Sydel Silverman ha definito Monte Castello di Vibio «il paradiso perduto», l’oasi in cui si può veramente vivere secondo i ritmi della natura. Tra gente cordiale e colta. Qui alcuni americani hanno fondato la “International school of art”, una scuola estiva di disegno, pittura e scultura.

Tra i sapori e profumi di queste colline si intrecciano le “Strade del vino del cantico” e la “Strada dell’olio Dop dell’Umbria”.

Vino, olio e gli altri prodotti dell’enogastronomia e dell’artigianato che possono essere gustati e acquistati nelle botteghe del paese, nelle aziende agricole, negli agriturismo e nelle accoglienti strutture ricettive e turistiche della zona.

UNA OPERA D’ARTE  A Monte Castello di Vibio non ci sono preziosi tesori artistici. È l’intero borgo a essere un’opera d’arte da scoprire e gustare camminando per i suoi vicoli dove non c’è una pietra fuori posto. Con quel dolce paesaggio umbro che può essere ammirato percorrendo la panoramica passeggiata ad anello sopra le antiche mura. Ci si può addentrare nel paese dalla suggestiva Porta di Maggio, con la torre merlata posta a sentinella sulla vallata verso Todi. Già da lontano attira l’attenzione la possente Torre campanaria eretta nel 1850.

Nella chiesa di Santa Illuminata si venera un crocifisso ligneo del Quattrocento. Piazza Vittorio Emanuele è una terrazza dalla quale si può ammirare un ampio panorama che arriva fino alle vette del lontano Terminillo. Sulla stessa piazza ci sono la chiesa parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo ( XVIII secolo) e un pozzo cisterna del XVI secolo recentemente restaurato.

Gli edifici medievali conservano ancora  “le porte del morto”. Sono situate accanto alla porta principale, erano sempre murate e venivano aperte soltanto in occasione dei funerali per fare uscire la bara con il morto.

Subito fuori le mura c’è la cappella della Madonna delle Carceri del XVI secolo. Nei dintorni meritano una visita i resti dell’abbazia di San Lorenzo in Vibiata, antico edificio romanico, l’abbazia di San Maria in Monte, in località Doglio, e l’oratorio di santa Maria alle Rotelle, del XVII secolo.

IL TEATRO PIÙ PICCOLO DEL MONDO Il vero gioiello di Monte Castello di Vibio è però il Teatro della Concordia. Con appena 99 posti (37 in platea e 62 sui palchi) è stato definito il teatro più piccolo del mondo. Fu progettato nel 1789 mentre imperversava la Rivoluzione francese nello stile classico dei grandi teatri italiani e intitolato proprio a quella “concordia tra i popoli” invocata in Europa agli inizi dell’Ottocento.

Teatro della Concordia con il fondale che ritrae proprio il borgo di Monte Castello

La sua costruzione fu finanziata da nove facoltose famiglie del paese che vollero farne un luogo di ritrovo e di divertimento. C’era infatti anche un caffè-salotto. L’inaugurazione avvenne solo nel 1808. Gli affreschi che lo impreziosiscono sono del 1892 e sono opera di un giovanissimo artista, Luigi Agretti, appena quattordicenne. Figlio del perugino Cesare, già autore delle decorazioni del telone e dei fondali del teatro, si trovava in villeggiatura a Monte Castello. Durante quelle vacanze Agretti figlio dimostrò la sua precoce vena artistica.

Nel 1945 sul palco del Teatro della Concordia si esibì l’allora giovanissima Gina Lollobrigida nella commedia “Santarellina” di Scarpetta, messa in scena dal regista e direttore di scena tuderte Tenneroni.

Nel 1951 pero il “teatro più piccolo del mondo” venne chiuso per inagibilità. Fu riaperto solo nel 1993, dopo sette anni di lavori durante i quali è stata portata a termine l’opera di restauro che ha permesso di mantenere la stessa struttura lignea originale che sorregge i palchetti.

Queste le caratteristiche del piccolo teatro: sala con pianta a campana, realizzazione interamente in legno, tipicamente boccascena, decorazioni ad affresco che interessano l’intera superficie scoperta, foyer affrescato, un caffè del teatro, camerini, una sala per le riunioni, scalone d’ingresso esterno, atrio e biglietteria, scala di accesso principale ai due ordini di palchi e una scala secondaria. La sala occupa un’area di 68 metri quadrati, la scena 50 e l’atrio 29. Il teatro è aperto per le visite il sabato, la domenica, e nei giorni festivi.

Vista su Todi da Monte Castello

DALLA GENS VIBIA A NAPOLEONE Il paese ha preso il nome dalla gens Vibia, nobile famiglia romana, che qui ebbe numerosi possedimenti. La sua struttura urbanistica è quella tipica di un castello medievale, costruito su una posizione di dominio sulla valle del Tevere. Questa sua posizione strategica costituì un forte motivo per le ambizioni territoriali della vicina e potente città di Todi, che controllò a lungo il borgo e che in seguito alle ripetute ribellioni nel 1245 decise di abbatterne le mura e le torri. Agli inizi del secolo successivo la rocca venne ricostruita dalla stessa Todi, che la inserì nel suo sistema difensivo ma riuscì a consolidare definitivamente il suo potere solo alla fine del XVI secolo.

In epoca napoleonica Monte Castello di Vibio conobbe un periodo di splendore e divenne capocantone amministrativo di un vasto territorio (comprendente ben 24 comuni e frazioni) all’interno del Dipartimento del Trasimeno. Divenne Comune dopo la restaurazione dello Stato pontificio del 1814.

Enzo Ferrini

Per altre informazioni:

www.comune.montecastellodivibio.pg.it

www.teatropiccolo.it