Unica Umbria

Storia & Storie

Narni sotterranea

Luoghi
Autore: Nini, Roberto

Sembra di ascoltare una fiaba che solo un nonno saprebbe narrare ai suoi nipotini, accovacciati di fronte a un fuoco scoppiettante, capace di comporre sulle pareti continui fantasmagorici disegni. Invece si tratta di una storia realmente accaduta a Narni, in Umbria, che con le fiabe, una in particolare, ha numerosi punti in comune. La cittadina è infatti conosciuta non tanto per il nome moderno quanto per quello latino: Narnia.

Gli eventi descritti, che per alcuni versi ricordano il passaggio attraverso l’armadio dei quattro protagonisti del romanzo di C.S. Lewis, “Le Cronache di Narnia”, si sono svolti nel 1979.

L’altare del monaco

Era una mattina di maggio quando sei ragazzi, aspiranti speleologi, decisero di sfidare se stessi scendendo con la corda dalla rupe calcarea che si affaccia sulla profonda valle del fiume Nera. Non sapevano che da lì a poco uno strano incontro avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Un anziano ortolano, intento nel suo lavoro, si convinse a rivelare un segreto custodito per anni: sotto i ruderi di un convento domenicano aveva trovato una fessura che, secondo lui, conduceva a un fantastico tesoro.

Il gruppetto non esitò un attimo e s’infilò nello stretto pertugio. Poco dopo si aprì di fronte a loro un’ampia sala sotterranea, caratterizzata dalla presenza di un volto angelico che li osservava. Riavutisi dall’emozione scoprirono di avere varcato una vera e propria porta del tempo: erano stati catapultati direttamente in una chiesa rupestre medievale, interamente affrescata.

Ma l’avventura non era ancora terminata. Dopo pochi passi giunsero in una sala con una profonda cisterna romana e, proprio mentre il gioco cominciava a farsi interessante, dovettero fermarsi di fronte a una porta murata. Avrebbero voluto sfondare la parete in mattoni ma il rumore avrebbe potuto attirare l’attenzione dei vicini. Come fare? Si dice che la notte porti consiglio. E infatti, alcune sere più tardi, durante il corteo storico della tradizionale Corsa all’Anello, armati di un grande martello, approfittando del rumore dei tamburi lungo la via, aprirono un varco sufficiente al passaggio di una persona. Non senza timore, percorsero alcuni metri di un buio corridoio, fino a giungere a una sala dove si apriva una piccola e invitante porta.

I graffiti nella cella del prigioniero

Al di là di essa i giovani esploratori ammutolirono di fronte a una miriade di graffiti che sembravano senza senso, lasciati sulle pareti di una piccola cella: uno di quei segni ricordava che in quel tenebroso sotterraneo aveva operato l’Inquisizione. Passò del tempo. I ragazzi, ormai grandi, cercarono di far luce sulla travagliata storia dei luoghi scoperti, senza successo fino al 2000 quando, dopo aver reso accessibili gli ambienti con il nome di Narni Sotterranea, cominciarono a trovare le prove che avevano invano cercato per anni. Inaspettatamente si aprirono per loro le porte del Trinity College di Dublino, degli Archivi Vaticani e di molti altri luoghi che sembravano inaccessibili. Emersero storie di sofferenza e di persecuzione ma la scoperta più interessante fu il documento che rivelava l’identità del prigioniero autore dei graffiti enigmatici, di radice alchemico massonica, rinchiuso nel 1759: Giuseppe Andrea Lombardini.

Dettaglio di una parete nella cella del prigioniero, fotografia di Narni sotterranea

Chi era stato veramente il personaggio però non ve lo vogliamo rivelare: è talmente bella la storia narrata dalla viva voce dei protagonisti e di coloro che si sono aggregati in questi anni all’associazione Narni Sotterranea, che sarebbe un peccato rovinarvi la sorpresa.

Roberto Nini