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Corsa dei Ceri

Da oltre 800 anni a Gubbio il 15 maggio è sempre e solo la Corsa dei Ceri. Di origine religiosa o forse addirittura pagana (dea Cerere) la tradizione di sfilare per le vie della città trascinando i ceri con in cima le effigi dei tre santi è attestata dal 1161, a memoria della morte dell’amatissimo vescovo e quindi patrono della città, Ubaldo Baldassini.

Non è facile spiegare ad un non eugubino quel che è la festa o corsa dei ceri: bisogna venire a Gubbio a metà maggio per apprezzarne fino in fondo la magia e la dirompente suggestione.
Ceraioli, capodieci, capitani, tamburini…tutti insieme danno vita a quella che è una delle più antiche e famose manifestazioni d’Italia.

Dopo la benedizione del Vescovo inizia la tanto attesa corsa, fremente, impetuosa, drammatica come poche al mondo. Ceraioli e popolo sono tutt’uno nell’esaltazione di quei primi momenti in cui Capitani, Alfiere e Trombettiere a cavallo precedono al galoppo i Ceri. I Capitani dell’anno precedente danno il “via”. La folla esulta, irrompe in un grido corale, compatto, “Via ch’eccoli”. Si apre la marea colorata come per incanto per consentire il passaggio dei Ceri in corsa, ben piantati sulle robuste spalle dei ceraioli.

La corsa si snoda per le strette vie medievali, i Ceri oscillano paurosamente, sfiorando e spesso toccando mura e finestre. Con grande abilità e anni di esperienza i ceraioli si danno il cambio in corsa; riescono a prevenire incidenti gravi, pur scivolando e spesso cadendo soprattutto in caso di pioggia. È una prova di grande forza e abilità quella di far correre il Cero il più possibile in verticale evitando “cadute” e “pendute”. Questa è la vittoria, tenendo conto che non esiste il sorpasso e che i Ceri arrivano in cima al monte nello stesso ordine con cui sono partiti: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio.

Il resto è magia…