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Trasimeno, dove i colli si tuffano nel lago

Colori sfumati, soavi, quasi pastello: dall’azzurro del lago al verde delle colline che lo racchiudono, incastonate di macchie e boschi, olivi e vigneti.
Il paesaggio del Trasimeno, idealmente rappresentato dal genio rinascimentale del Perugino, sembra anticipare i sapori dei suoi elementi, in sorprendente conti- nuità con quel cromatismo caleidoscopico.

Un territorio diviso a metà tra il suo specchio d’acqua, che regala pesci all’arte culinaria di una regione senza mare, fianco a fianco a prodotti tipicamente ter- ragni, eppure nella stessa direttrice aromatica, di una certa dolcezza espressiva, forse meno spigolosi che altrove. Le viti, dicevamo, albergano in questi lidi da tempo immemore, retaggio del passaggio etrusco, prima, e di quello romano, poi, tanto che Plinio il Vecchio racconta di un’area particolarmente vocata alla loro coltivazione, capace di regalare prodotti eccellenti. Dal punto di vista climatico, lo specchio d’acqua riveste una funzione mitigatrice, essenziale, quasi a protezione delle sue piante e dei suoi frutti.

La zona di produzione della DOC Colli del Trasimeno comprende per intero i comuni di Castiglione del Lago, Magione, Paciano, Panicale, Passignano, Tuoro, e in parte quelli di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro. Borghi di raffinata bellezza, puntellati da case di pietra e splendide piazze, ideali per gustare un buon calice della zona, magari in abbinamento alle deliziose pietanze del posto, dal pesce di lago alla fagiolina, passando per ortaggi dai mille sapori.

I vitigni coltivati sono quelli tipici della regione, tanto per i bianchi quanto per i rossi, con la golosa particolarità del gamay del Trasimeno (o Perugino). Questa varietà a bacca nera cresce sui colli della zona da più di due secoli, ma più che all’omonimo vitigno francese sembra imparentato alla grenache, chiamata anche cannonau, alicante o tocai rosso. Un’uva che potremmo ormai definire tradizionale di queste terre, su cui vale certo la pena soffermarsi a ragionare.

Antonio Boco, L’Umbria nel bicchiere