Edizione: 2018 Cantine di tufo e grandi vini
Lungo la Strada dei Vini del Cantico, passando per Todi, Assisi e Torgiano: tra Muffato e Sagrantino, vigneti di collina e piazze medievali
Terra di santi, borghi medievali e incantevoli paesaggi, l’Umbria è anche una destinazione enoturistica d’eccellenza e una regione di grandi vini, dal rosso Montefalco Sagrantino Docg, secco o passito, al bianco Orvieto Classico Superiore Doc fino al Muffato orvietano, gioiello enologico e generoso dono dell’autunno. L’arrivo delle fitte nebbie mattutine, che avvolgono le vigne e la cittadina in provincia di Terni, crea un microclima ideale per la muffa Botrytis cinerea, che in particolari condizioni atmosferiche si trasforma in “muffa nobile”. Attacca l’acino dall’esterno nutrendosi del contenuto liquido dell’uva, fino a disidratarla e a concentrarne zuccheri e acidità. Il risultato è un bianco da uve grechetto e trebbiano toscano (minimo 60%) e altri vitigni autorizzati, color oro e profumato di miele, albicocca, zafferano.
Ma sono appena cinque le cantine produttrici (Barberani, Castello della Sala, Decugnano dei Barbi, Neri e Palazzone) e questo rende la visita più esclusiva.
Dalle colline sul Lago di Corbara i fratelli Barberani producono anche il Castagnolo, Orvieto Classico Superiore Doc, secco, minerale e persistente. La cantina Palazzone, con la sua locanda ospitata in un edificio del ‘200, vanta tra i vini il Musco, un bianco particolare affinato in botti di castagno e damigiane in grotte di tufo, rivisitando un’antica tradizione orvietana.
C’è poi il famoso Cervaro della Sala, bianco Umbria Igt di Castello della Sala: nelle cantine del maniero sono conservate tutte le annate fin dalla prima, del 1985.
Bollicine…nel tufo di Orvieto
Decugnano dei Barbi introdusse invece in Umbria lo spumante metodo classico nel 1978.
Le sue “bollicine” maturano quattro anni su rastrelliere in legno, le pupitres, e vengono ruotate e inclinate a intervalli regolari per far depositare i residui della rifermentazione verso il collo della bottiglia. Un processo lento a temperatura costante, nella cantina scavata nel tufo. E’ proprio questa roccia magmatica di origine vulcanica l’elemento distintivo del territorio.
Fino a metà ‘900 a Orvieto si produceva vino nelle grotte, sfruttando i vari livelli ipogei. Isolata nella valle del fiume Paglia sopra un’enorme rupe tufacea, questa signorile cittadina è da scoprire anche in “profondità”, e non solo per il Duomo (vedere a pagina 90). Da non perdere i percorsi di Orvieto Underground, tra colombaie, cunicoli e grotte, e il famoso Pozzo di San Patrizio (1527-37), che quattro secoli dopo la sua costruzione ispirò l’architetto statunitense Frank Lloyd Wright per la realizzazione di due garage multipiano a spirale.
Dal cuore enologico della provincia di Terni in meno di 40 chilometri raggiungiamo Todi (PG), dove ha inizio la Strada dei Vini del Cantico. La cittadina del beato Jacopone, circondata da boschi e vigne, vanta tanti gioielli d’architettura, come il Tempio di San Fortunato, raro esempio di Gotico a sala con tre navate della stessa altezza e campanile panoramico, e la Concattedrale della Santissima Annunziata (XIII-XIV secolo) – il Duomo – con fonte battesimale del 1507.
Verso le terre del Sagrantino
Dopo una visita a Monte Castello di Vibio, tra i Borghi più Belli d’Italia, che vanta il piccolissimo Teatro della Concordia, la prima sosta enologica è nella cantina La Spina, dove il produttore Moreno Peccia produce bianchi e rossi dal buon rapporto qualità-prezzo, vinificando uve bianche Grechetto di Todi e Trebbiano spoletino e rosse Merlot e Montepulciano. Proseguendo verso il Monte Peglia merita la visita Conti Faina, con spettacolari cantine sotterranee nel castello di Collelungo. Tra i bianchi freschi e sapidi, il Macchia della Torre, da Verdicchio e Chardonnay, ha aromi di frutta matura esotica.
Scendendo verso Assisi – ecco spiegato il nome della Strada dei Vini del Cantico – facciamo tappa al ristorante Recanto della cantina Valle di Assisi, con hotel, Spa e una produzione di vini Doc Assisi, come il bianco grechetto e il rosso Giottesco, quest’ultimo da uve Merlot in purezza. Passata la cittadina di Francesco l’itinerario si conclude a Torgiano, simboleggiata dalla Torre Baglioni (XIII secolo), a base rettangolare e merlatura guelfa.
Nei dintorni c’è il Parco delle Sculture di Brufa, esempio Land Art con opere di bruno Liberatore, Mario Pizzoni, Gino Marotta e altri. Per il vino c’è Lungarotti, con un importante Museo del Vino e dell’ Olio e un resort con vinoterapia, attualmente chiuso per ristrutturazione.
L’ultima meta sono i borghi medievali di Bevagna e Montefalco, paesi simbolo del Sagrantino, anticamente vino da messa e oggi portabandiera dell’enologia umbra. Non mancano i tesori, come l’elegante Piazza Silvestri a Bevagna, su cui affacciano il Palazzo dei Consoli e la chiesa romanica di San Michele, e le mura medievali sul fiume Clitunno. A Montefalco visitiamo la Chiesa Museo di San Francesco, con pregiati affreschi di Benozzo Gozzoli, e il complesso di Sant’Agostino, che a metà settembre ospita la Mostra Enologica.
L’occasione è ghiotta per qualche assaggio di Montefalco Sagrantino Docg e di bianco Trebbiano Spoletino. Da Antonelli San Marco proviamo un sagrantino passito con note di ciliegia sotto spirito e confettura di frutti di bosco. La cantina offre ospitalità e corsi di cucina umbra con cuoche-casalinghe.
Un’altra grande espressione di Sagrantino ci attende da Caprai, azienda impegnata da anni nella valorizzazione di questo rosso. Per rilassarsi c’è anche il picnic tra le vigne.
Il binomio vino e architettura contraddistingue infine Scacciadiavoli, i cui impianti ottocenteschi danno un tocco di archeologia industriale, e Tenuta Castelbuono, della famiglia Lunelli, già produttrice di spumanti Trento Doc, arrivata nelle terre del Sagrantino con un progetto da archistar. Sotto il tetto a forma di carapace, opera di Arnaldo Pomodoro, è affinato il Sagrantino Carapace, profumi di ciliegia sotto spirito e note di liquirizia, potente ed equilibrato.