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Storia & Storie

Antichissima Ameria

Diario di viaggio, Luoghi
Autore: Passagrilli, Riccardo

Amer, IV sec. a.C., una delle famiglie aristocratiche dominanti dell’antichissima città Umbra, ha appena concluso il consueto rito sacro del banchetto funebre: il pasto collettivo ha accompagnato infatti il defunto nel viaggio ultraterreno.

Una veduta di Amelia (foto: Umbria Experience)

Per un viaggiatore, già in quel secolo Ameria, arroccata su un colle in posizione strategica, doveva apparire città inespugnabile, circondata com’era dalle possenti mura poligonali, che ancor oggi la cingono e la caratterizzano. Fiera, ma mai austera e spigolosa, la città accoglie il visitatore circondata sullo sfondo da un verdeggiante paesaggio.

A distanza di oltre due millenni quelle tracce rituali si ritrovano evidenti nella necropoli, scoperta nel 2001 appena fuori dalla cinta muraria.

L’antichità amerina ci parla attraverso i resti di bovini, ovini, caprini ma soprattutto grazie a splendidi corredi funerari costituiti da bronzi, specchi, ceramiche, alabastra e oggetti preziosi, testimonianza di un ceto agiato fortemente proteso verso le popolazioni allora dominanti nel Mediterraneo, ed oggi conservati nel Museo Archeologico della città.

Ubicato nel complesso di San Francesco, il museo fornisce un panorama cronologicamente completo della storia di Amelia. Al nucleo originario di epigrafi ed elementi architettonici raccolti negli scavi del centro e del suburbio nei primi decenni dell’Ottocento, sono infatti stati aggiunti nel tempo numerosi reperti, sia provenienti da collezioni private, sia rinvenuti durante recenti campagne di scavo; tra essi spicca una magnifica lastra databile in età augustea.

Germanico (15 a.C. – 19 d.C.), bronzo, Museo Archeologico di Amelia. A destra, una foto del ritrovamento, nell’agosto del 1963

Il Museo Archeologico ospita inoltre un reperto di eccezionale valore storico-archeologico: la statua bronzea di Germanico, del I sec. d.C. L’opera, rinvenuta fortuitamente il 3 agosto 1963, con dimensioni di poco maggiori del vero, raffigura il giovane generale romano in una corazza riccamente decorata. La figura sorregge con la mano sinistra una lancia, mentre la destra è sollevata nel gesto simbolico di un comandante che si rivolge al proprio esercito.

Secondo una tradizione attestata nell’opera di Catone il Vecchio, Ameria sarebbe stata fondata dall’eroe eponimo Amiro nell’anno 1134 a.C., 963 anni prima della guerra dei Romani contro il re di Macedonia Perseo.

Le mura poligonali di Amelia, porzione lato sud-est (foto: R. Passagrilli)

Probabilmente concentrata in origine solo sulla sommità del colle, a partire dal III secolo la città strinse rapporti ufficiali con Roma, realtà che si affacciava con grandi potenzialità espansive all’orizzonte dei territori Umbri e Falisci.

Dopo il 90 a.C, con la trasformazione in centro federato, Ameria diviene un fiorente Municipio Romano con edifici e terme di cui ancor oggi sono evidenti importanti resti.
Appena fuori la cinta doveva sorgere il campus, un’area cioè destinata agli esercizi fisici e all’addestramento militare della gioventù locale.

La necropoli dell’ex consorzio agrario e l’area sacra di Pantanelli ci raccontano di una popolazione aristocratica e di stretti rapporti con l’area falisca e l’Etruria, ma le cui vicende non sono ancora completamente svelate.
La campagna (ager Amerinus) era caratterizzata da numerose villae e da importanti fornaci per la produzione di laterizi.

Autori latini quali Catone, Columella, Plinio, Varrone, citano Ameria per le pregiate produzioni agricole di vino, olio e fichi. E mentre Virgilio nelle Georgiche ricorda la maestria degli amerini nella lavorazione della vite, “atipie Amerina paratti lentae retiitacula iati”, Catone (Agr.,11, 5) raccomanda, fra l’attrezzatura in dotazione di un fondo a vigneto di 100 iugeri, una quantità di venti corbulae amerinae (cesti di forma particolare, intrecciati con il salice tipico della zona).

Palazzo Farrattini (foto: Associazione Dimore Storiche Italiane)

Una strada di origini più antiche unisce questi luoghi a Roma innestandosi alla Cassia: è la Via Amerina, citata nella famosa orazione Pro Sexto Roscio Attienilo di Marco Tullio Cicerone in un processo dell’80 a.C. Nel VI secolo la via sarà parte integrante e sostanziale di quella stretta fascia territoriale ricompresa oggi tra le regioni Lazio, Umbria e Marche, creata per collegare Roma a Ravenna e nota come Corridoio Bizantino.

Con il passare dei secoli le stagioni di un Medioevo tipicamente umbro si fondono con lo splendido Rinascimento amerino – caratterizzato da palazzi particolarmente importanti come quello Farrattini opera del Sangallo, il Petrignani di Ottaviano Mascarino, e poi quelli delle famiglie Boccaritti, Cansacchi, Clementini, Geraldini, Nacci e Venturelli, con i notevoli cicli di affreschi – e quindi con i segni ricchi del Barocco.

Passeggiare nel centro storico è come sfogliare le pagine di un libro d’arte: ogni pietra, ogni vicolo, ogni architettura ci racconta dell’anima di Amelia, il cui vissuto antico, così ben protetto dalle ciclopiche mura, è ancora oggi autentico e percepibile.

Riccardo Passagrilli