Unica Umbria

Storia & Storie

Bevagna, che nomi…

Diario di viaggio, Luoghi
Autore: Segatori, Roberto

Bevagna, una delle città “gioiello” dell’Umbria, è famosa anche per gli strani nomi ed i curiosi soprannomi di molti dei suoi abitanti. Neonati chiamati spesso con nomi mitologici (Milziade, Sofocle, Argante…) in altri casi improbabili (Zopiro), a volte stupefacenti (Vasìntone o Ficamagna). Molto più di un vezzo: una vera tradizione, custodita con orgoglio dai bevanati, alla quale Antonio Carlo Ponti, con la collaborazione di Antonio Lanari, ha dedicato Mevaniae Nomina, un colto e piacevole libro, edito da Fabbri Editore.

 

La splendida piazza Silvestri, al centro di Bevagna

 

Bevagna ha sempre avuto un’elevata consapevolezza della propria aristocratica identità. Una consapevolezza perfino eccessiva. I bevanati non hanno mai considerato bastanti alla propria caratura i segni indelebili della storia di municipio romano, né la bocca che inghiotte mosche dei turisti che si affacciano sull’incredibile piazza dove si fronteggiano le purissime chiese romaniche di San Michele e San Silvestro, il Palazzo dei Consoli e la fontana.

I bevanati non si sono mai accontentati delle pietre e dei manufatti, riproposti anche di recente da un prezioso libretto di Antonio Carlo Ponti per i tipi di Fabrizio Fabbri con il titolo Bevagna. Città d’arte. No, accanto alla cultura materiale, i bevanati hanno preteso per sé anche il monopolio di un “simbolico” sofisticato e classico, ben espresso dai Mevaniae Nomina cui è dedicato questo testo.

Scorcio dai vicoli di Bevagna

E così Antonio Carlo Ponti, aiutato da Antonio Lanari, ha dovuto riprendere la sua recherche da paziente entomologo a caccia di nomi e soprannomi. Adesso capisco meglio il senso del suo girovagare per i vicoli della città, nei locali dello stato civile, nei viali ombrosi del “nostro” cimitero. E non so resistere alla tentazione di aggiungere alla sua una mia veloce testimonianza di quando, ragazzino, vivevo a Cantalupo e frequentavo le medie a Bevagna. A noi che venivamo dal contado, quei nomi, più che colpirci per la bizzarria ed indurci ad un’allegra ironia, suscitavano stupore e timore.

Le contaminazioni filologiche che avvenivano nel paesello – tanto puntualmente ricordate da Antonio Lanari – non arrivavano quasi mai ai nomi bevanati della classicità greco-romana. La mia compagna di elementari Romilda per noi è stata sempre Rosella. Scoprimmo tardi, ad esempio, che i genitori della nostra amica Èlia avevano originalmente (?) declinato al femminile il nome del profeta Elìa. Certo, c’erano Bumbo e Ficamagna, ed a me e a mio cugino Antonio è sempre piaciuto il vezzo di appartenere al clan dei “Belli”.

Però i nomi dei bevanati erano un’altra cosa. Quando sul finire degli anni Cinquanta fui mandato dai miei a preparare l’esame di ammissione alla scuola media (non ancora unica) dal maestro Candido Piatti, quell’ambiente, quei suoni, quell’aria invero un po’ polverosa mi incutevano un sacro rispetto. A Bevagna, peraltro, ho scoperto anche una declinazione classica della modernità.
Ricordo la sorpresa di quando venni a sapere che il negozio di mobili in cui facevamo acquisti anche noi di Cantalupo non era di Vasìntone, come avevamo sempre ritenuto, ma di un signore dal nome stupefacente di Washington.

Il piccolo lago Aiso, alle porte di Bevagna

Antonio Carlo Ponti ha ripreso le mille e una storia di questa realtà con una scrittura deliziosa. Raramente capita il caso in cui uno scrittore e un lettore si trovino a provare – insieme – un piacere così intenso. A me è capitato con questo libro di Antonio Carlo e gliene sono grato.

Poi ci ritroveremo a passeggiare nel nostro Cimitero vicino all’Aiso. Qui di recente ho seppellito mio padre e mia madre provando un brivido di commozione nello scoprire la contiguità delle loro tombe con quella di Candido Piatti. Alle spalle delle tombe dei Segatori sta la cappella della Famiglia Picuti. C’è un che di lieve e di ameno anche nei cimiteri se penso alla battuta che mi regala sempre Ariodante Picuti: «Pensa, Roberto, che chiacchierate ci faremo nei tramonti eterni sulla nostra ultima casa”.
Ariodante, che nome.

Roberto Segatori

Il libro che ha ispirato questo articolo:
Mevaniae Nomina. Da Abele a Zopiro
Nomi strani e soprannomi di Bevagna
Antonio Carlo Ponti e Antonio Lanari
Fabrizio Fabbri editore