Unica Umbria

Storia & Storie

I giganti fossili di Dunarobba

Diario di viaggio, Luoghi
Autore: Querci, Daniela

Un esercito di giganti intrappolati nel terreno. Possenti golem mummificati che emergono dall’argilla e si stagliano imponenti contro un paesaggio lunare a testimonianza di un passato grandioso. La foresta fossile di Dunarobba, presso Avigliano Umbro, è uno straordinario monumento naturalistico e un sito paleontologico di grande rilevanza scientifica.

La Foresta fossile di Dunarobba è di età pliocenica e si trova vicino ad Avigliano Umbro (Terni)

 

L’inclinazione dei tronchi indica la direzione delle piene, che hanno inondato di fango la base degli alberi, preservandoli per milioni di anni

GIGANTI ALTI 40 METRI VISSUTI 2,5 MILIONI DI ANNI FA I tronchi di Dunarobba sono unici al mondo. Anche se a volte accomunati ad altre antiche foreste di cui rimangono le vestigia – come la celebre foresta pietrificata dell’Arizona – ne differiscono per due caratteristiche fondamentali: i tronchi non sono pietrificati, ma sono ancora costituiti dal legno vero e proprio di 2,5 milioni di anni fa; inoltre, sono rimasti nella loro posizione originale, con le radici impiantate nel terreno, come quando erano in vita.

Solo in altri 3 luoghi sulla Terra esistono casi analoghi a Dunarobba, ma non così ben conservati, né di facile fruizione al pubblico.

Nell’isola di Axel Heiberg (Arcipelago Artico Canadese) ad esempio, le condizioni ambientali sono talmente proibitive che i reperti vengono mantenuti sotto il permafrost, il ghiaccio perenne che li ha conservati fino ad oggi, e solo periodicamente riportati alla luce per effettuare campionamenti e verificarne lo stato di conservazione. Mentre nella regione di Bukkabrany, in Ungheria, i tronchi – scoperti soltanto pochi anni fa nel corso di normali operazioni di cava – si polverizzano letteralmente nelle mani dei ricercatori, che attualmente stanno cercando il modo migliore per conservare quel che ne resta.

I ceppi di Dunarobba si ergono dal terreno fino ad oltre 8 metri, ed appartengono ad una specie di gigantesche conifere il cui odierno rappresentante è la Sequoia Sempervirens, caratteristica delle zone montuose nord-americane. Tramite la misura del loro diametro si è potuti risalire all’altezza degli alberi, che doveva aggirarsi sui 40 metri. Studi effettuati sugli anelli di crescita hanno evidenziato fino a 565 cicli di accrescimento, e su questa base è stato stimato che gli alberi siano vissuti per circa 2.000 – 3.000 anni, prima di essere sepolti.

L’ambiente in cui si è sviluppata la foresta era di tipo paludoso, molto umido e soggetto a continui allagamenti. Questo determinò un lento e progressivo seppellimento della base dei tronchi da parte dei sedimenti, che venivano deposti durante ogni fase di inondazione. Le sabbie e le argille hanno avvolto le parti basse degli alberi, proteggendole e conservandole a tal punto che il legno, nel corso di più di 2 milioni di anni, ha soltanto perso il suo contenuto in acqua, preservandosi per il resto inalterato, come in una sorta di mummificazione vegetale.

I tronchi di Dunarobba sono i progenitori delle attuali sequoie, i cui esempi più spettacolari si trovano nel Sequoia National Park (CA, USA). Nella foto, il “Generale Sherman”, che supera gli 83 metri di altezza

LA FORESTA DIMENTICATA Scoperta per la prima volta nel secolo XVII, poi scordata per quasi 400 anni e infine ritrovata alla fine degli anni Settanta, anche la storia più recente della foresta fossile di Dunarobba merita di essere raccontata.

Il primo ritrovamento documentato si deve a Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei Lincei, che nel 1600 fu in grado di intuirne il valore e ne studiò le possibili origini con l’amico e scienziato Francesco Stelluti. Del loro lavoro rimangono alcuni interessanti scritti e circa 200 fra disegni ed acquerelli, conservati presso la Royal Library del Castello di Windsor, che illustrano e descrivono i legni fossili di Dunarobba.

Ma poi, per oltre 3 secoli, la foresta fu dimenticata.

La sua riscoperta risale alla fine degli anni Settanta, durante gli scavi per l’estrazione di materiali inerti utilizzati nella vicina fornace di laterizi. Nel 1987, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria avviò le procedure per la tutela dell’area, effettuando rilevamenti grafici, fotografici e topografici e l’anno successivo – dopo aver posto il vincolo di divieto di estrazione – realizzò coperture provvisorie per proteggere i tronchi dagli agenti atmosferici. Da allora, è anche in funzione un sistema di monitoraggio che rileva le variazioni dello stato di salute di alcuni degli antichi reperti.

In questi ultimi 20 anni, la foresta fossile di Dunarobba ha ricevuto visite da una folta schiera di studiosi, provenienti da ogni angolo del pianeta. Ne sono emersi numerosi lavori scientifici che hanno fatto luce sulle origini e la storia di questa meravigliosa foresta, inquadrandola nel contesto delle trasformazioni geologiche che – nel corso di milioni di anni – ha subito il territorio, evolvendosi fino all’attuale conformazione.

Attualmente, l’area della foresta e l’annesso Centro di Documentazione vengono curati dal Comune di Avigliano Umbro. L’amministrazione comunale, sensibile nei confronti dell’importanza paleontologica e culturale che riveste la zona, garantisce la presenza di personale tecnico idoneo alla guida dei visitatori, ed offre a scuole di ogni grado e livello proposte didattiche imperniate sulla conoscenza del territorio del passato, e sulla derivante comprensione di quello presente, affascinando ragazzi di ogni età con ricostruzioni di paesaggi che evocano immagini esotiche, e li rendono consapevoli delle trasformazioni ambientali e delle loro conseguenze sulla vita animale e vegetale.

Daniela Querci

Per informazioni e visite:
Centro di Paleontologia Vegetale della Foresta Fossile di Dunarobba
Voc. Pennicchia, 46 – 05020 Dunarobba – Avigliano Umbro (TR)
Tel./Fax. +39 0744 940348
email: cooperativasurgente@libero.it
Web: forestafossile.it
Facebook: Foresta Fossile di Dunarobba