Unica Umbria

Storia & Storie

Bastardo per Caso

Luoghi
Autore: Fioravanti, Federico

In Umbria si può andare a Caso. Oppure stare molto bene a Bastardo. Addirittura dormire prima a Casa del Prete e poi a Casa del Diavolo. Insomma, nella terra più spirituale d’Italia, più che le indicazioni stradali conta la qualità della vacanza.

Ci sono posti che è difficile dimenticare. Il viaggiatore curioso può giocare con la toponomastica e costruire il proprio itinerario cucito su misura. Dal sud al nord della regione, il percorso va condito con la fantasia, attraverso strade meno note. Una guida, di nomi e di fatto.

Veduta pittorica di Schifanoia

Quando si è giù di morale Schifanoia, alle porte di Narni, può diventare un ottimo punto di partenza. Il luogo, al di là del cartello che accoglie il visitatore, riserva sorprese a non finire: molluschi fossili che emergono dalle sabbie gialle, i resti di un lago del Pliocene e il grande dente di un antico pesce che gli uomini preistorici usavano come un’arma.

L’origine del nome è longobarda: schiffa indicava la funzione di vedetta e noja definiva i pascoli. Un paese sentinella quindi. Come appare ancora oggi, piazzato sulla gola tra Poggio e Otricoli, insieme alla torre sbriciolata del Duecento che domina l’abitato.

Non c’è da annoiarsi, soprattutto se si ama la bici: ogni anno una gara di mountain bike attira appassionati da ogni zona d’Italia.

La vicina Capitone deve il suo nome a una nobile famiglia del luogo e non certo ai continui equilibrismi a cui il paese è stato costretto nei secoli dalla sua particolare posizione geografica, stretto com’è tra le città rivali di Narni e Amelia.

Assaltata e difesa, a seconda delle esigenze, dai capitani di ventura Braccio da Montone, Erasmo da Narni e Attendolo Sforza, Capitone ha avuto una storia complicata, testimoniata dai resti della sua cinta muraria. A luglio il suo fascino aumenta con la Festa di Sant’Andrea, caratterizzata da un apprezzato concorso ippico.

Tenaglie

Anche se il tempo stringe, a Tenaglie, nei pressi di Montecchio, si può conoscere meglio l’Umbria grazie alla Mostra della Civiltà Contadina e nel contempo saperne di più di Palazzo Ancajani che trasuda storie di armi e di fede.

Nella bassa Umbria, nei pressi di Stroncone, merita una visita il borgo di Finocchieto, famoso per la “Sagra della pappardella”.

Il rito si celebra tra giugno e luglio con piatti “ancienne cuisine” di pasta fresca fatta a mano dalle massaie del paese, proposti in succulente varianti (all’anatra, al cinghiale, alla montanara). Ai primi seguono i secondi, i contorni, i dolci, il caffé e gli inevitabili “ammazzacaffé”. Poi si può provare a smaltire l’abbuffata con visite a tappe forzate nelle chiese della zona o cercando l’avventura lungo la selvaggia gola della valle Fara.

Porchiano, immerso nei boschi, è il paese d’origine della famiglia dell’attore Gigi Proietti. Chi la visita in agosto non deve perdere la famosa “Sagra della Panzanella”. Ma il paese è famoso anche per i suoi artigiani, esperti nel ricamo e nell’arte antica della tessitura.

Nell’immediata periferia di Terni si incontra Boccaporco. Anche qui si mangia bene come nel resto della regione. Ma ai giorni nostri, a onta del nome, il posto è ricco soprattutto di impianti sportivi.

Se poi lo stress non cala nemmeno con il movimento, è obbligatorio un salto a Scoppio, vicino a Acquasparta: 8 abitanti o forse meno. Poche case, aggrappate allo sperone roccioso che emerge sulla pianura sottostante come la prua di una nave. Un fascinoso paese “fantasma” che però nella piccola chiesa di San Pietro svela affreschi preziosi. E funge da tappa obbligata per chi pratica il trekking sui monti Martani, grazie a un comodo rifugio dove è possibile pernottare quando si è troppo stanchi per andare avanti.

Furapane è il nome curioso delle vicine terme dalle quali sgorga un’acqua che stimola l’apparato digerente: curativa e da tavola insieme.

Veduta del borgo di Caso

Andando a zonzo nella vicina Valnerina si può arrivare a Caso, lungo la bella strada panoramica che da Santa Anatolia di Narco sale rapida verso l’affascinante Monteleone di Spoleto. Cento anni prima dell’anno Mille, gli abitanti della valle usavano Caso come rifugio per sfuggire alle invasioni dei saraceni. Oggi, tra il verde dei boschi circostanti, il minuscolo paese è un’oasi nascosta dove è possibile dimenticare il ritmo accelerato della vita in città. Anche grazie a una cucina robusta, impreziosita dalle saporite patate della vicina Gavelli.

Sorprendono i cartelli che indicano i luoghi oltre il valico, nei pressi di Cascia: Ocosce e Chiavano sono due posti incantevoli che offrono paesaggi mozzafiato e conosciuti tesori: i formaggi, i tartufi, lo zafferano, le carni e i salumi della terra dove è nata la professione del norcino.

Tra Cascia e Norcia si nota un altro paese dal nome curioso: Avendita. Non è un omaggio ai tanti romani che da queste parti hanno comprato casa e che affollano il villaggio, soprattutto d’estate. Il turista organizzato sa che il piccolo centro va visitato anche d’inverno: quando ci sono le Pasquarelle, antiche manifestazioni religiose che, nonostante il nome, iniziano subito dopo il Natale. Dal 2 al 6 gennaio, la gente di Avendita visita le case dei centri vicini, intonando canti tradizionali che raccontano la nascita di Gesù e l’arrivo dei Re Magi. Gli auguri cantati si ripetono, sotto altre forme, anche il resto dell’anno quando nasce un bambino. “Fiju maschiu/femmina” è una canzone speciale dedicata ai genitori felici che ricambiano l’entusiasmo dei compaesani con cibo e vino in abbondanza.

Un affresco raffigurante Bastardo

È l’immagine dell’Umbria gentile e generosa che tutti conoscono. E che vive, nonostante le apparenze, anche a Bastardo, un’antica stazione di posta nata lungo la Via Flaminia. Prima degli Anni Venti del Novecento si chiamava Osteria del Bastardo. Il nome era più accogliente ma fu abbreviato. Poi fioccarono subito proposte di cambiamento. Ma Villa Romana, Termoelettropoli o Lignilia non convinsero più di tanto. E alla fine rimase Bastardo, con soddisfazione di tutti.

La fantasia da queste parti non manca. Basta dare un’occhiata ai cartelli di altre due frazioni lontane solo una manciata di chilometri. Barattano sembra che si chiami così per la cattiva reputazione dei suoi abitanti, giudicati male dai vicini già prima del Rinascimento. Sulla porta del castello di Castagnola un’aquila e due aquilotti scolpiti ricordano il dominio di Todi che nel Cinquecento sostituì quello della famiglia folignate dei Trinci. Il panorama è ameno: ulivi dappertutto, a perdita d’occhio tra le colline. Così il cartello di Formicaio non segnala un quartiere di Città del Messico o di Pechino ma le rare villette prima di Giano che si notano lungo la strada che porta all’Abbazia di San Felice, capolavoro dell’arte romanica umbra dove i benedettini producevano un olio speciale che ha dato il nome a una cultivar d’eccellenza.

Nel territorio folignate, a Castagnola risponde Budino, famoso per la coltivazione della canapa con la quale venivano realizzate le robuste corde che servivano a suonare a tutte le ore le campane nello Stato Pontificio.

I richiami al sacro abbondano. Il viaggiatore curioso si chiede come si chiameranno gli abitanti delle vicine Scacciadiavoli, Santi, Casa del Prete e Santo Stefano dei Piccioni. Nomi curiosi come quelli che richiamano animali, così diversi eppure familiari come Cantalupo, che però fa pensare soprattutto alle celebri lumache, servite arrosto in una indimenticabile sagra agostana oppure Cantagalli, quasi un inno alla bellezza del paesaggio la mattina presto.

Tra le feste sacre e quelle profane c’è il tempo di laurearsi in toponomastica tra i vocaboli Casco dell’Acqua e un sorprendente Hoffmann. Poco lontano, Leggiana, a orecchio, invita alla riflessione. E anche Curasci, la frazione più alta del comune, merita certo un approfondimento. Come Orchi, dove la gentilezza degli abitanti non è una sorpresa.

Nei dintorni di Assisi può accadere di passare da Tomba e Tombetta prima di salire a Paradiso. Vicino a Bettona, Torte invita a una sosta. Alla periferia di Marsciano c’è Schiavo. Nel tuderte si fanno notare Camerata, Duesanti e Figareto. A Quadro la bellezza del panorama e la discrezione degli agriturismi disseminati tra le invitanti colline è un fatto naturale. Lo stupore della scoperta torna alla vista della Quercia Bella, l’albero monumentale che si staglia solitario nella campagna circostante. Non a caso il paese è segnalato lungo il percorso dei Circuiti del Paesaggio.

La leggenda ricorda che a Cecanibbi il condottiero cartaginese Annibale, che era privo di un occhio, pose i suoi accampamenti dopo il trionfo sui romani nella battaglia del Trasimeno.

Per assonanza è facile spostarsi nel perugino tra Piccione e Colombella, passando per Infernaccio e Capocavallo. E si trova il modo di apprezzare anche Ramazzano – Le Pulci. C’è chi si fotografa davanti al cartello stradale che indica comunque due distinte località, una costruita sulla sommità della collina e l’altra adagiata nella pianura dove scorre il Tevere.

Dettaglio della necropoli etrusca di Strozzacapponi

Nella deviazione verso il Trasimeno va trovato il tempo anche per Pentimento e per Muffa, due paesi dove si respira, a pieni polmoni, l’aria buona dell’incantevole lago che lo storico dell’arte Cesare Brandi raffigurò come «un velo d’acqua gettato su un prato». Dopo un rapido salto a Sanfatucchio, vicino a Piegaro si trova Oro, un grazioso borgo fortificato. Lungo la via Pievaiola si raggiunge in fretta Strozzacapponi dove nel corso di alcuni lavori edilizi è stata scoperta in modo casuale una necropoli etrusca con decine di tombe a camera. Se il luogo ha un nome curioso, è insolita anche la visita al cimitero degli antichi abitanti della zona che ora è possibile ammirare all’interno di un centro commerciale.

La strada che costeggia Perugia devia verso Umbertide. A Parlesca c’è una bella torre medievale che sorge in pianura, all’interno di un’ansa del fiume Tevere. Cioccolanti, poco lontano, più che una frazione è un vocabolo dolce.

Da lì ci si inoltra nell’Altotevere e anche a piedi si scoprono Tassinara e Nuvole. La poesia del luogo muta in prosa nei pressi di Passerina e Cornetto, luoghi non a caso vicini.

L’assaggio del territorio eugubino-gualdese può iniziare a Torrone. Dall’Osteria del Gatto si passa facilmente a Casa del Diavolo, senza trascurare Pascelupo e Grillo, una località nei pressi di Nocera.

Un prato fiorito nel parco del Monte Cucco

L’Umbria stupisce di continuo il visitatore. Anche quando una guida turistica, impegnata a descrivere il romantico luogo all’interno del grande parco da dove può iniziare un altro affascinante viaggio, questa volta verso il centro della Terra, ricorda, senza ombra di ironia, che a Monte Cucco qualcuno ha anche trovato la donna della sua vita.

Federico Fioravanti