Unica Umbria

Storia & Storie

Se 17 acque minerali vi sembran poche

In tavola, Luoghi
Autore: Querci, Daniela

La piccola Umbria in soli 4.856 chilometri quadrati vanta la paternità di ben 17 acque minerali utilizzate ai fini dell’imbottigliamento. E una produzione che la colloca stabilmente intorno al 10 per cento di quella nazionale.

A Rasiglia, una frazione montana del Comune di Foligno, ci sono ben sei sorgenti. Non a caso Rasiglia è conosciuta come il borgo delle acque

 

La straordinaria ricchezza di acque sotterranee si deve alla particolare conformazione geologica del territorio. L’ossatura montuosa della regione, dove affiorano la maggior parte delle sorgenti, è costituita da rocce carbonatiche e calcaree, caratterizzate da una serie ininterrotta di fessure e fratture. L’acqua piovana entra in questi vuoti e li percorre addentrandosi in complicate reti di cavità sotterranee verticali e orizzontali, chiamate pozzi e gallerie e defluisce attraverso queste vie per andare a raccogliersi in basso a formare le cosiddette falde, autentici serbatoi naturali di acqua.

Le fonti del Clitunno, sulla via Flaminia, tra Spoleto e Foligno

Le sorgenti relative a questo tipo di rocce, si trovano principalmente sul fianco orientale della Valle Umbra, e interessano una zona compresa grosso modo fra Spoleto e il Monte Cucco, notoriamente ricca di risorgive potenti come quelle di Scirca, Rasiglia, Sassovivo, e le celebri fonti del Clitunno, ai piedi dei monti di Trevi e Campello. Anche la Valnerina, i sistemi dei monti Tezio, Malbe, Subasio, i Martani e le strutture montuose di Narni, Amelia e Gubbio raccolgono acque secondo questa modalità.

Nel complesso, le aree interessate da questo genere di falde occupano 2.400 chilometri quadrati, vale a dire il 28% del territorio regionale, e restituiscono più di 28.000 litri al secondo di acqua, lungo i letti dei fiumi o in forma sotterranea, e più di 6.000 litri al secondo in forma di sorgenti.

Un altro tipo di falda acquifera presente in Umbria è quello relativo ai depositi alluvionali, caratterizzati da una permeabilità dovuta – anziché a fratture e cavità – alla porosità dei terreni. Le sorgenti di questo genere si trovano lungo l’alta e la media Valle del Tevere, la Conca Eugubina, la Valle Umbra, la Valle del Paglia e la Conca Ternana, per una superficie complessiva di circa 800 chilometri quadrati, pari al 9,5% del territorio regionale.

Il terzo genere di serbatoi naturali presenti in Umbria è costituito dalle rocce vulcaniche della zona orvietana, che coprono una superficie complessiva di circa 100 chilometri quadrati, pari all’ 1,2% del territorio regionale.

Ma ciò che è più interessante notare è la differenza nella loro qualità, che dipende essenzialmente dalla varietà dei terreni e delle rocce che attraversano prima di sgorgare in superficie. In base alla loro ubicazione geografica, le acque umbre possono quindi essere distinte in tre gruppi, discriminanti anche dal punto di vista delle loro peculiarità chimiche e di conseguenza della loro azione sull’organismo.

Il torrente Vigi, affluente del fiume Nera, nei pressi di Sellano si allarga nel laghetto di Vigi

ACQUE RICCHE IN BICARBONATO E CALCIO Nel settore orientale della regione, percorrendo da nord a sud la dorsale appenninica, affiorano le sorgenti dell’acqua Motette e Santa Chiara (comune di Scheggia – Pascelupo), della Lieve (Gubbio), della Rocchetta (Gualdo Tadino), dell’Angelica e della Flaminia (Nocera Umbra), fino alla Sassovivo (Foligno), alla Fonte Tullia (Sellano), ed infine alle acque Lieve e Misia (Cerreto di Spoleto).

Queste acque ereditano le loro caratteristiche chimiche dalle rocce carbonatiche e calcaree in cui sono contenute, e vengono infatti classificate come bicarbonato calciche.

Le acque bicarbonate sono tra le più utilizzate come acque da tavola, rispondendo in media ad ottimi criteri di tollerabilità. Lo ione bicarbonato è coadiuvante nel processo di digestione, perché stimola fegato e pancreas e favorisce l’azione degli enzimi digestivi abbassando l’acidità dell’intestino. L’alta concentrazione di calcio qualifica inoltre queste acque come vere e proprie sorgenti alimentari di questo elemento, importante nella prevenzione dell’osteoporosi. Le acque calciche sono indicate anche nel corso della gravidanza, e largamente utilizzate nel settore dell’alimentazione pediatrica e della crescita, poiché favoriscono le funzioni assimilative ed assicurano un buon introito di calcio e di altri elettroliti.

ACQUE EFFERVESCENTI NATURALI E RICCHE IN MAGNESIO L’area centrale è occupata dai rilievi dei monti Martani – anch’essi di natura prevalentemente calcarea – che digradano verso la Valle Umbra, dove sono presenti strati di argilla e travertino. L’acqua si infiltra nelle rocce calcaree, e viene in seguito in contatto con i banchi travertinosi ed argillosi, ricchi soprattutto in calcio e magnesio, assumendo caratteristiche bicarbonato calciche ed alcalino – terrose. Le sorgenti Amerino, Fabia, Fabiaviva e Fonte Aura nel comune di Acquasparta, Sanfaustino nel comune di Narni e Sangemini nel comune di San Gemini, sono quindi tendenzialmente più ricche in magnesio di quelle del settore orientale.

La San Faustino e la San Gemini presentano l’ulteriore particolarità di essere effervescenti naturali. L’effervescenza è una proprietà derivante dalla presenza di acido carbonico, che si trova disciolto nell’acqua in certe condizioni di pressione. Quando la pressione diminuisce – allo scaturire alla sorgente – l’acido carbonico rilascia diossido di carbonio, che genera l’effervescenza. Dal punto di vista alimentare, le acque ricche in magnesio sono utili in tutte le forme di ridotto assorbimento o di considerevole consumo di questo elemento da parte dell’organismo, ma anche nella dieta degli sportivi, perché prevengono l’accumulo dei cataboliti acidi e ne facilitano lo smaltimento, agevolando inoltre la contrazione dei muscoli.

Le acque di Sugano (Orvieto) dove affiora la sorgente Tione

ACQUE ALCALINE Dal punto di vista geologico, il territorio sud-occidentale dell’Umbria è caratterizzato da terreni di natura vulcanica ricchi in sodio e potassio. Qui è presente la sorgente Tione (comune di Orvieto), che fornisce acque bicarbonato alcaline, coadiuvanti nelle terapie renali, in tutte le patologie che comportano una carenza nell’assorbimento di sostanze nutritive come glucosio e aminoacidi, e in genere nei casi di squilibrio del bilancio idrico dell’organismo.

Per fornire una identificazione completa delle acque, oltre al criterio di classificazione chimica, viene applicato anche un parametro fisico, chiamato residuo fisso, che rappresenta la quantità di sali che rimangono indisciolti dopo l’ebollizione a 180 °C. Secondo questo termine di valutazione le acque umbre sono tutte oligominerali: hanno cioè bassi valori di residuo fisso e per questo vengono comunemente denominate “acque leggere”.

Fanno eccezione la San Faustino e la San Gemini che, avendo tenori maggiori di residuo fisso, sono classificate come acque minerali stricto sensu. Dal punto di vista dell’azione sull’organismo, mentre le acque oligominerali hanno un’azione essenzialmente diuretica, favorendo l’eliminazione delle scorie azotate dall’organismo, alle acque minerali vengono associate attività protettive nei confronti delle perdite elettrolitiche, che possono invece verificarsi nelle acque a mineralizzazione minima.

Daniela Querci